Come promesso nel precedente post sull’ansia, cercherò di spiegare qui alcuni meccanismi degli Attacchi di Panico, da cosa dipendono e cosa possiamo fare in merito.
COME SI PRESENTANO GLI ATTACCHI DI PANICO
Chi ha vissuto gli attacchi di panico li descrive come una paura improvvisa, un attacco di ansia fortissimo che prende tutto il corpo e la mente. Spesso iniziano percependo, a livello fisico, una accelerazione cardiaca o la sensazione di non riuscire più a respirare, sudorazione eccessiva o senso di formicolio, vampate di calore, impressione di stare per svenire o senso di perdita di controllo, si può aver paura di impazzire o addirittura di morire. Cercherò di spiegare come tutto questo sia spiegabile e come negli attacchi di panico assolutamente non si muore, non si diventa pazzi e non si sviene… tutto è derivante dall’instaurarsi di un circolo vizioso. Vedremo infatti come siano i nostri pensieri a determinare ed a mantenere la nostra reazione di panico! Esatto… i pensieri determinano le nostre risposte fisiche, così come quando, ad esempio, saliviamo al solo pensiero di un cioccolatino 😉
IL CIRCOLO VIZIOSO DEL PANICO
In realtà tutto inizia con una percezione, spesso automatica ed inconsapevole (molte persone faticano a recuperarla poi in memoria), di una condizione di pericolo, interno o esterno. Può trattarsi di un pensiero, ad es. quello di poter star male o di trovarsi in un luogo senza vie di fuga, oppure una sensazione interna, un giramento di testa poco comprensibile, una sensazione di affanno, comunque qualcosa che ci faccia pensare di essere in pericolo. Come abbiamo visto nel primo post sull’ansia, questa percezione attiva nel nostro organismo, in maniera automatica, una reazione d’ansia, una attivazione fisiologica che ci consentirebbe di poter fronteggiare una situazione pericolosa che però, nel caso dell’attacco di panico, non è reale, ma solo percepita… si tratta infatti di un FALSO ALLARME.
Ma, anche se è un falso allarme, il nostro organismo si mette in moto, ed organizza una serie di eventi interni che avrebbero molto senso e funzionalità se fossimo davvero in una situazione di pericolo.
Le prime cose che la nostra reazione d’allarme ATTIVA sono il cuore ed i polmoni, e quindi:
- respiriamo in maniera più veloce ed affannata;
- il cuore inizia a battere più rapidamente.
Questo avviene perché, pensando di dover attaccare o fuggire dalla situazione di pericolo, il nostro corpo inizia ad incamerare più ossigeno (energia per i muscoli) e a “pomparlo” in giro più velocemente…ma in realtà abbiamo detto che noi non stiamo né attaccando né fuggendo.
A seguito di questa attivazione però non pensiamo: “…ecco questo è il mio corpo che, per un falso allarme, innesca una reazione d’ansia…” MA crediamo che dentro di noi qualcosa non stia andando per il verso giusto…
Negli attacchi di panico infatti il problema non è quello che succede al nostro organismo ma come noi lo interpretiamo!!! Proprio l’errata e catastrofica interpretazione dei nostri sintomi fisici del tipo: “…non riesco più a respirare…”, “…mi sta venendo un infarto…” o “…potrei svenire, perdere il controllo!!” sono i pensieri che, invece di calmarci, mantengono la sensazione di pericolo che aumenta e, con essa, la nostra reazione di allarme continua… Quanto appena descritto si chiama modello di Clark (1986) e descrive bene il circolo vizioso degli attacchi di panico, lo vediamo in grafica.
CAPIRE E GESTIRE I SINTOMI DEGLI ATTACCHI DI PANICO
È molto importante conoscere e riconoscere i sintomi che sono spesso presenti e la cui errata interpretazione non fa altro che mantenere la situazione di panico, vediamo alcuni esempi:
Sintomo: fame d’aria, sensazione di soffocamento, respiro affannato.
Pensiero erroneo o catastrofico: “Adesso non respirerò più, sverrò o morirò…”
Reale motivazione del sintomo nella risposta di allarme: il respiro accelerato permette ai nostri tessuti corporei di ricevere più velocemente ossigeno. Molto spesso la sensazione di “fame d’aria” o di soffocamento è data dall’iper-ventilazione o dal fatto che i polmoni sono già pieni di ossigeno…dobbiamo solo svuotarli!
Sintomo: palpitazioni e tachicardia
Pensiero erroneo o catastrofico: “Mi verrà un infarto!!”
Reale motivazione del sintomo nella risposta di allarme: Il cuore pompa l’ossigeno ai muscoli più velocemente…
Sintomo: formicolio
Pensiero erroneo o catastrofico: “Mi verrà un infarto!!”
Reale motivazione del sintomo nella risposta di allarme:
DA RICORDARE !!!
Non si sviene – lo svenimento è determinato da un abbassamento della pressione sanguigna, nel caso dell’attacco di panico la pressione si alza… quindi impossibile svenire (unica eccezione i casi di fobia del sangue).
Non si diventa pazzi – anche se alcuni sintomi durante l’attacco di panico possono darci questa sensazione il nostro cervello è molto più resistente di quello che pensiamo… avere crisi psicotiche o problemi di schizofrenia ha origini più complesse, profonde e spesso traumatiche che sono ben lontane da uno o più “semplici” attacchi di panico.
Non si muore – devo spiegare il perché?… Se avete dubbi sul vostro cuore fate una visita dal cardiologo e tranquillizzatevi in merito una volta per tutte 😉
COSA POSSO FARE CONCRETAMENTE DURANTE L’ATTACCO?
Un buona indicazione è, durante l’attacco, iniziare a rendersi conto che siamo dentro un circolo vizioso mantenuto dai nostri pensieri di allarme… spostare l’attenzione sul respiro cercando di renderlo più rilassato. Iniziare con lo svuotate i polmoni e NON fate respiri profondi (come spesso erroneamente consigliato). Compiere respiri semplici e regolari, svuotando bene i polmoni prima di inspirare. Ricordarsi che una respirazione rilassata prevede quattro fasi (espirazione, pausa, inspirazione, pausa).
Nel caso di sensazione di sbandamento da iperventilazione si può compiere qualche respiro dentro un sacchetto di carta (si ristabilisce l’equilibrio anidride carbonica-ossigeno).
In genere l’attacco di panico ha una durata da pochi minuti a qualche decina di minuti al massimo… il nostro sistema d’allarme ad un certo punto capisce che non siamo realmente in una situazione di pericolo e riporta tutto alla calma, lasciandoci spaventati e spossati, stanchi. E’ comprensibile, visto che abbiamo vissuto una attivazione interna molto provante, utile nel caso fossimo stati inseguiti da un cane rabbioso o aggrediti in un vicolo buio, ma assolutamente strana ed incongrua se in coda al supermercato, a tavola con gli amici, sull’autobus affollato o in una riunione di lavoro. Come vedete conviene attendere, concentrarsi in maniera efficace sul proprio respiro e distogliere l’attenzione dai pensieri catastrofici che la mente ci propone.
DOPO L’ATTACCO DI PANICO
A seguito di uno o più attacchi di panico si rischia spesso di instaurare una serie di evitamenti rispetto a situazioni, persone o luoghi, che riteniamo potrebbero metterci in difficoltà o scatenare un altro attacco. Spesso, inoltre, si inizia a dipendere dalla presenza di persone che danno fiducia, anche per molte situazioni che prima erano svolte con facilità, ad esempio gli spostamenti in auto o fare la spesa; comunque in genere si fa fatica a rimanere da soli. Si chiama “paura della paura”, se questa modalità diventa molto frequente nella propria vita, vincolando le relazioni, il lavoro o il tempo libero, allora si parla di disturbo di panico, non più di attacco di panico.
In caso di attacchi di panico o di disturbo di panico è necessaria una buona psicoterapia (meglio se ad indirizzo Cognitivo Comportamentale o Mindfulness-based come la A.C.T. ad esempio). A volte potrebbe esservi consigliato un supporto farmacologico, almeno iniziale, per favorire il percorso psicoterapeutico e facilitarne alcune fasi; in questi casi psichiatra e psicoterapeuta collaborano e ottengo ottimi risultati. L’obiettivo è far tornare a vivere la persona libera, senza il bisogno di farmaci, indipendente dagli altri e senza ansia… o con almeno solo quella funzionale e non patologica.
Se avete domande potete commentare qua sotto, cercherò di rispondervi a breve.